"La Traviata": la trama

La Traviata

La trama

Parigi e sue vicinanze, 1850 circa.
Il primo atto avviene in agosto, il secondo in gennaio, il terzo in febbraio.

Atto I
Salotto in casa di Violetta a Parigi.
Nel salotto di Violetta Valéry, affascinante mondana dell’alta società parigina, si sta svolgendo un elegante ricevimento. Fra l’ultimo gruppo di ospiti, giunto in ritardo perché si è intrattenuto a giocare da Flora Bervoix, c’è anche Alfredo Germont, fervido ammiratore della padrona di casa. Il visconte Gastone di Letorières lo presenta a Violetta, raccontandole della preoccupazione mostrata dal giovane durante la sua recente malattia. Commossa e stupita da tanta devozione, Violetta conversa amabilmente con Alfredo che, sollecitato dagli amici, brinda alla bellezza e alla gioia di vivere.
Terminato il convito, mentre gli ospiti si avviano nelle sale attigue per iniziare le danze, Violetta è colta da un improvviso malore. Rimasto solo con lei, Alfredo le dichiara teneramente il suo amore, ma la donna risponde con ironia, nascondendo l’emozione. Quella confessione ha però fatto breccia nel suo cuore. Quando gli invitati si congedano, Violetta ripensa alla sua vita carica di gioie effimere e di piaceri mondani che ora potrebbero lasciare il posto ad un affetto sincero. Ma è solo lo smarrimento di un attimo e subito allontana tali fantasie, decidendo di non dar spazio a questa folle illusione.

Atto II
Quadro primo. Casa di Violetta in campagna, presso Parigi.
Nella casa di campagna presso Parigi, Alfredo e Violetta vivono felicemente il loro amore. L’idillio è improvvisamente offuscato dalla notizia che la cameriera Annina, su ordine di Violetta, si è recata a Parigi a vendere i beni della padrona, per far fronte alle spese del soggiorno in villa. Ferito nell’orgoglio e non accettando di vivere alle spalle dell’amata, Alfredo impone il silenzio ad Annina e parte immediatamente per chiarire la situazione.
Entra Violetta e legge la lettera d’invito a una festa inviatale da Flora. L’amica attenderà però invano l’arrivo dei due innamorati, perché ormai Violetta non frequenta più quegli ambienti e quelle amicizie. Viene annunciata una visita. È Giorgio Germont, padre di Alfredo, che si presenta a Violetta con un atteggiamento sprezzante, convinto che il figlio la mantenga. Dopo un vivace scambio di battute, in cui Violetta mostra con fierezza l’atto di vendita delle sue proprietà, Germont le chiede ugualmente di troncare la relazione. Infatti, quel legame irregolare potrebbe rovinare la felicità di un’altra sua figlia che, prossima a un matrimonio borghese, rischia di essere abbandonata dal fidanzato timoroso di scandali. Violetta cerca disperatamente di resistere, ma alla fine cede: Alfredo verrà restituito alla sua famiglia. Si appresta quindi a scrivere l’addio al suo amato, quando Alfredo all’improvviso compare e le chiede il motivo di tanta inquietudine. Violetta gli si stringe in un abbraccio struggente e si allontana. Poco dopo un messo recapita al giovane il biglietto: mentendo, Violetta tace il vero motivo dell’abbandono e afferma di voler tornare alla vita brillante di un tempo e alle sue antiche amicizie. Alfredo, sconvolto, inutilmente viene consolato dal padre, che gli ricorda i bei giorni sereni trascorsi nella natìa Provenza. Scorge poi sul tavolo l’invito di Flora, intuisce che Violetta è lì e precipitosamente esce per incontrarla.

Quadro secondo. Salotto in casa di Flora a Parigi.
In casa di Flora Bervoix si sta svolgendo una grande festa in maschera, allietata dai cori di zingarelle e mattadori. C’è anche Violetta, al braccio del suo vecchio protettore, il barone Douphol. Alla vista di Alfredo rimane turbata, ma il giovane finge indifferenza e accetta l’invito al tavolo da gioco, dove lo assiste una fortuna sfacciata. Gli ospiti si trasferiscono in sala da pranzo. Violetta fa chiamare Alfredo e lo scongiura di abbandonare la sala, nel timore di una vendetta di Douphol. Stretta dalle sue domande, gli lascia intendere che è stata costretta a troncare la relazione proprio dal barone. Furente di gelosia, Alfredo chiama a raccolta i convitati, confessa la sua vergogna per aver amato una donna che ha disperso le sue fortune per lui e poi, pieno di disprezzo, getta ai piedi di Violetta una borsa piena di danaro. Violetta sviene. Sopraggiunge Germont, che rimprovera il figlio, già pentito, per ciò che ha fatto, e lo trascina via.

Atto III
Camera da letto di Violetta.
Nella sua camera da letto, Violetta giace ormai consunta dalla tisi, vegliata dalla fedele Annina. Il dottor Grenvil la conforta, ma alla cameriera, sottovoce, confessa che la malattia concede alla donna solo poche ore di vita. Quando il medico si allontana, Violetta manda Annina a distribuire ai poveri il poco denaro che ancora possiede. Poi rilegge il biglietto che Germont le ha inviato e che la informa dell’avvenuto duello tra Alfredo e il barone, nel quale il suo protettore è rimasto ferito. Ora Alfredo è a conoscenza della verità e sta per giungere al suo capezzale per chiederle perdono. Ma Violetta ormai non spera più di rivederlo e allo specchio fissa il suo volto pallido e sfiorito, ricordando con nostalgia i giorni felici. Annina annuncia alla padrona che il suo amato sta per arrivare. Appena entrato, Alfredo si precipita tra le sue braccia, sognando con lei un avvenire felice. Per Violetta è un’emozione troppo intensa: mentre le forze le vengono meno, con rassegnata serenità, si congeda da Alfredo donandogli un ritratto dei tempi sereni che lui dovrà conservare in memoria del suo amore e offrire solo alla giovane che sarà sua sposa. Un attimo di benessere la illude di tornare a vivere, si solleva in un ultimo sussulto di forze, poi ricade esanime.

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