Dinko Fabris illustra
il "Requiem" di Luigi Cherubini

Photo Priamo Tolu

 

Il brivido della storia nel Requiem Reale di Cherubini
di Dinko Fabris


Quel 21 gennaio 1817 il folto pubblico stipato nella chiesa parigina di Saint-Denis accolse con un brivido l'esecuzione della solenne Messa di Requiem che celebrava l'anniversario dell'uccisione del re Luigi XVI. L'opera era stata commissionata a Cherubini dal nuovo sovrano Luigi XVIII, fratello del defunto, che fin dall'anno della sua restaurazione sul trono di Francia aveva istituito una celebrazione liturgica in ricordo del regicidio. Luigi Cherubini, fiorentino, aveva allora meno di sessant'anni (nato nel 1760), metà dei quali vissuti a Parigi dove si era trasferito nel 1786. La sua era stata una carriera ricca di soddisfazioni, colpi di scena e delusioni, attraverso le tempeste degli avvenimenti storici cruciali per l'Europa tra tardo Settecento e Restaurazione.
Il Requiem in do minore del 1817 è la composizione sacra di Luigi Cherubini più celebre e insieme la più matura, testimonianza eloquente della ritrovata felicità creativa dopo anni di crisi, e insieme della capacità di dosare anche nelle pagine più magniloquenti l'istintiva vena dolorosa e intimista. Il giudizio positivo fu unanime nel difficile mondo dei colleghi compositori, da Beethoven (al cui funerale, nel 1827, fu pure eseguito) a Brahms e Verdi, e perfino l'ostile Berlioz se ne lasciò conquistare.

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