foto di Priamo Tolu

Nel nulla dipinto di blu 
a colloquio con Giorgio Barberio Corsetti 
a cura di Alessandro Taverna

Per Stendhal se si deve entrare in paradiso, lo si può fare solo sulla scorta di un’ouverture rossiniana. «Tutto respirava felicità in Lombardia quando Rossini presentava alla Scala La pietra del paragone...».

È la felicità di sentirsi in una perenne vacanza dei sensi e dello spirito. Sospesi in un soggiorno senza tempo nella villa di Asdrubale, i personaggi de La pietra del paragone si incontrano, cantano, straparlano, si inseguono, si esibiscono davanti al Conte facoltoso e intanto alle sue spalle sono pronti a complottare...

La vicenda de La pietra del paragone non sarà il soggetto per una commedia molto sofisticata?

Sì, certo. Per cominciare, c'è un giovane ricco e un po' annoiato che esita a prendere moglie. Non riusciamo subito ad intuire il perché. Forse Asdrubale non vuole ferire il suo migliore amico, che ama la marchesa Clarice, o forse il suo comportamento è spiegato dal fatto che non sa davvero se la Marchesa è innamorata davvero di lui, o se anche lei pensa ai suoi soldi o per caso preferisce ritirarsi davanti alla risolutezza delle altre due pretendenti. Sia Asdrubale che Clarice sono personaggi dalla psicologia complessa. La loro storia d’amore si svolge e si compie sul filo dell’intelligenza e dell’ironia. Ed entrambi ricorrono all’arma del travestimento. Il Conte si traveste per mettere alla prova la sincerità dei sentimenti dei suoi ospiti e la Marchesa adotta lo stesso stratagemma per costringere Asdrubale a prendere finalmente una decisione.

Colpisce anche il modo con cui il librettista dà forte risalto a ciascun personaggio...

Ci sono tipologie sociali ben riconoscibili, come nel caso del giornalista corruttibile, figura che aveva colpito fin dal principio anche Stendhal. Il libretto di Luigi Romanelli presenta personaggi dalle psicologie ben definite. E poi ne La pietra del paragone conta molto l’uso del travestimento e del cambiamento di stato. Sarà pure un vecchio attrezzo della commedia, ma è molto originale e complesso l’uso che se ne fa in questo melodramma giocoso, che ci offre un quadro borghese, ricco e un po’ annoiato. E rispettando in questo senso le regole della commedia, la villa del Conte l’abbiamo collocata in un tempo molto vicino al nostro.

E la pietra del paragone? Sia pure in chiave giocosa, Asdrubale non sembra usare lo stesso stratagemma del Timone di Atene di Shakespeare, per capire chi sono i veri amici?

E il denaro la vera pietra del paragone. Per provare che tutto è apparenza bisogna far scomparire il denaro, magari con l’abile messinscena architettata dal Conte, che si finge rovinato. Allora crollano tutte le altre finzioni. Basta la pietra del paragone, un pezzo di carta, un vaglia, per cancellare tutto e un altro pezzo di carta, il contro vaglia, per ricreare un mondo fasullo, fatto di un perenne far niente.

Lei si è spaventato al primo incontro con la musica rossiniana?

Indubbiamente la musica di Rossini possiede un elemento perturbante. I crescendo hanno questo carattere così travolgente, sembrano una ulteriore ed estrema messa a fuoco di ciascuna situazione. Sono una sfida alla complessità. Rossini scatena la reazione comica ma anche una perdurante instabilità che regna sulla scena. I caratteri e le psicologie dei personaggi sono spinti all'estremo. E la musica accentua ancora più questo elemento straniante. Per vincere lo spavento, comunque, era necessario rivivere questo clima di sospensione. Qui proviamo a realizzare l’utopia che sta alla base di ogni messinscena lirica: mettere in scena la musica e non solo il libretto.

A quale mezzo ricorrere?

Quando ho cominciato a discutere il progetto della messinscena con Pierrick Sorin, abbiamo cercato una strada nuova, che ci aiutasse a leggere un’opera dove Rossini deliberatamente si libera dal peso di qualsiasi fondamento. Perché La pietra del paragone si svolge in un tempo sospeso. Così ci è sembrato interessante che anche le scene, gli oggetti partecipassero a questa condizione smaterializzata. Ed ecco, è nata l’idea di far vivere in una dimensione nuova il ritmo squinternato e frenetico delle scene, la brillantezza delle musiche, la comicità dei personaggi, trasparenti e colorati. Tutto si presta a un gioco di teatro molto scoperto, che abbiamo reso evidente coll’artificio dell’elettronica e della elaborazione delle immagini. Gli oggetti, i luoghi, gli ambienti, sono virtuali, tutto si svolge nel vuoto, nella scena blu che è pura virtualità.

Alla fine il pubblico cosa vedrà?

Il pubblico godrà di una visione multipla. Assiste al montaggio di una realtà virtuale, ma ne ha sotto gli occhi il processo che la definisce. Sono i modellini a creare spazi ed oggetti, i personaggi si muovono nel nulla delle loro aspirazioni e sentimenti. L’interazione fra i vari cantanti sulla scena la ritroviamo nella pura virtualità offerta dallo schermo. Attraverso l’artificio del video i personaggi si muovono nel loro nulla dipinto di blu, ma solo nelle immagini sullo schermo sono da qualche parte e fanno effettivamente qualcosa...

(intervista tratta dal programma di sala La pietra del paragone, Teatro Regio di Parma 2006. Per gentile concessione.)

 

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