Forte Arena 2017

Rigoletto 
La trama

La scena si finge nella città di Mantova e suoi dintorni. 
Epoca: secolo XVI.

Atto I 
Quadro primo 
Sala magnifica nel Palazzo ducale. 

Al Palazzo ducale di Mantova, alla corte dei Gonzaga si svolge una festa. Il duca confida al cortigiano Borsa di essersi innamorato di una bella fanciulla, che ha incontrato più volte in chiesa e seguito: ha così scoperto che abita in una viuzza isolata, dove tutte le notti riceve la visita di un uomo misterioso. I due ammirano le donne intorno a loro e il duca, dopo aver esposto la sua filosofia spicciola sulla vita e sull’amore libero da legami, rivolge le sue attenzioni alla contessa di Ceprano, allontanandosi con lei. Sul marito della contessa, turbato dalle infuocate frasi galanti che ha udito pronunciare dal duca, infierisce impietosamente il buffone Rigoletto. Nel mentre il cavaliere Marullo rivela in segreto agli altri cortigiani che questi ha un’amante che va a trovare ogni notte. Rigoletto continua a scagliarsi contro il conte di Ceprano: per soddisfare il suo capriccio il duca potrà liberarsi dello scomodo marito imprigionandolo, esiliandolo o anche facendolo uccidere. Ma le perfide ironie del gobbo hanno ormai esasperato i cortigiani: è lo stesso Ceprano ad accordarsi con loro per rapire l’amante misteriosa e vendicarsi finalmente di tanto cinismo. La festa viene improvvisamente turbata dall’irruzione del conte di Monterone, cui il duca ha disonorato la figlia. Anche per lui il buffone ha parole di scherno, ma Monterone, prima di essere trascinato in prigione dalle guardie, lancia contro il crudele buffone e il suo signore una violenta maledizione.

Quadro secondo 
L’estremità più deserta d’una via cieca. 

Sulla strada di casa Rigoletto rimugina le terribili parole di quel padre addolorato. Un uomo gli si para improvvisamente davanti: è Sparafucile, che gli offre i suoi servigi di sicario esperto. Il buffone ha ormai perduto la spavalderia iniziale; rifiuta l’offerta, ma chiede ugualmente dove potrà trovarlo all’occorrenza. Rimasto solo, Rigoletto medita sulla sua affinità con il bravo. Ripensa alla maledizione e confessa il suo dramma di uomo deforme, dileggiato dai cortigiani, costretto a lazzi volgari per far divertire il suo signore, privo della consolazione del pianto. Solo la figlia consola il suo grande dolore. Entrato in casa, corre ad abbracciare la giovane Gilda, che abita con lui e che evidentemente non è, come tutti credono, la sua amante. La fanciulla è a Mantova solo da tre mesi, custodita da una donna, Giovanna, che ha il compito di tenerla nascosta. Inutilmente la ragazza chiede notizie della sua famiglia e cerca di ottenere il permesso di visitare la città: il padre infatti le permette di uscire solo per recarsi in chiesa, perché sa bene che i cortigiani non esiterebbero a disonorarla per vendicarsi di lui. Dalla strada si sente rumore di passi: il gobbo accorre insospettito e il duca, in abiti dimessi, ne approfitta per penetrare furtivamente nel cortile e nascondersi dietro un albero, assicurandosi il silenzio della governante con una borsa piena di monete d’oro. Rigoletto rinnova a Giovanna le raccomandazioni per la sicurezza della fanciulla, poi si congeda ed esce di casa. Gilda si sente in colpa per aver taciuto al padre del giovane che l’ha seguita in chiesa più volte, ma la governante con parole accorte soffoca il suo rimorso, ed anzi la incoraggia a confessare di sentirsi innamorata di lui. Il duca improvvisamente esce dal suo nascondiglio e, fatto cenno a Giovanna di allontanarsi, dichiara alla fanciulla il suo amore, presentandosi come un povero studente. Il loro dialogo è turbato da nuovi rumori provenienti dalla strada; temendo il ritorno improvviso del padre, Gilda allontana velocemente l’uomo, che con le sue parole l’ha profondamente turbata. Poi, felice, si ritira in casa. Ma nella strada si sono raccolti i cortigiani venuti a rapire quella che credono l’amante del buffone. L’arrivo di Rigoletto, tornato sui suoi passi mosso dai sospetti, non li ferma. Marullo anzi rende più atroce la beffa e lo coinvolge con l’inganno nel rapimento, facendogli credere che la vittima sia la moglie di Ceprano. Nel fitto buio della notte Rigoletto non si accorge che il cavaliere, insieme alla maschera, gli ha messo anche una benda sugli occhi: troppo tardi riconosce che la sciarpa lasciata cadere a terra dalla rapita è quella della figlia. Disperato, si accascia privo di sensi.

Atto II 
Salotto nel Palazzo ducale.

Il duca affranto piange perché la notte precedente ha trovato vuota la casa di Gilda. Sicuro che la giovane sia stata rapita, giura di vendicarla. Sopraggiungono i congiurati e raccontano di aver rapito l’amante di Rigoletto e di averla portata a corte. Il duca allora capisce che si tratta di Gilda e, al colmo della felicità, corre a cercarla. Il buffone intanto tenta di nascondere la sua pena sotto la solita maschera di allegria, ma sta attento a cogliere ogni indizio che possa condurlo alla figlia. Poi, sicuro ormai che Gilda si trovi prigioniera in quelle stanze, si scaglia contro i cortigiani, rivelando di essere il padre della ragazza ed implorando la sua liberazione. Gilda esce all’improvviso dagli appartamenti del duca e si getta piangente tra le braccia del padre. Rimasta sola con lui, confessa l’amore ormai colpevolmente consumato. Il dialogo è interrotto dal passaggio di Monterone che viene scortato in carcere. Il gobbo giura vendetta mentre Gilda, che nonostante l’inganno ama ancora il suo seduttore, è sgomenta per l’odio che legge negli occhi del padre e lo invita al perdono.

Atto III 
Deserta sponda del Mincio.

Rigoletto ha condotto la figlia vicino alla stamberga di Sparafucile. Insieme aspettano, non visti, l’arrivo del duca, attirato lì da Maddalena, sorella del bravo: il buffone spera così che Gilda si accomuni a lui nel desiderio di vendetta. Il duca non delude le attese e poco dopo, travestito da ufficiale, si presenta alla locanda per corteggiare Maddalena. Il duetto d’amore ferisce il cuore di Gilda e Rigoletto la congeda, intimandole di partire subito, mascherata sotto abiti maschili, alla volta di Verona, dove la raggiungerà l’indomani; consegna quindi dieci scudi al sicario, promettendo di tornare a mezzanotte per consegnargli il resto della somma pattuita e gettare il cadavere del duca nel fiume. Nel frattempo si va scatenando una tempesta e il duca chiede una stanza dove fermarsi. Sparafucile ordina alla sorella di preparare il sacco che di lì a poco avvolgerà il cadavere del suo spasimante, ma Maddalena, che non è rimasta insensibile alle parole d’amore, lo implora di salvargli la vita e di uccidere, al suo posto, Rigoletto. Alle insistenze della giovane, il bravo cinicamente decide di scegliere come vittima il primo passante che avrà la ventura di bussare alla locanda: il gobbo, nel buio della notte, non si accorgerà dell’inganno. Ma Gilda, che contro la volontà del padre è ritornata sui suoi passi, ha spiato il terribile dialogo tra i due fratelli. Decisa a sacrificarsi per l’ingrato duca, mentre la tempesta è al culmine bussa alla porta della locanda. Quando ormai la bufera è scemata, Rigoletto ritorna alla stamberga per saldare il debito e vedere finalmente compiuta la sua vendetta. Sparafucile gli consegna il sacco con il cadavere, quindi si ritira in casa. Il buffone già assapora la gioia della vendetta, ma quando sta per gettare il sacco nel fiume, sente dall’interno la voce del duca che intona la sua canzone sfrontata. Crede di essere in preda ad un’allucinazione, poi apre disperato il sacco e scorge il corpo della figlia. Gilda, ancora viva, lo supplica di perdonare il suo seduttore e di benedirla. Lei, dal cielo, ormai vicina alla madre, pregherà per lui. Rigoletto, pazzo di dolore, si strappa i capelli sul corpo della fanciulla ormai morta. La maledizione è compiuta.

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